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                                  Monteleone     
                                    Sabino |    
                                 
                               
                              Monteleone 
                              Sabino è un comune di 1.272 abitanti  
                              nella provincia di Rieti.                 
                              Il   
                              centro abitato di Trebula Mutuesca, sorgeva poco   
                              distante dall’attuale Monteleone Sabino. La   
                              struttura urbana del municipio romano si   
                              sviluppava su tre colline: il colle Foro, il colle   
                              Castellano ed il colle Diana; distanti circa un km   
                              e mezzo dall'odierno Monteleone; e sul pianoro   
                              racchiuso tra le tre alture, denominato il   
                              Pantano. In tutta l'area sono visibili i resti di   
                              imponenti strutture pertinenti l’insediamento   
                              romano. In un passo dell'Eneide (VII, 711),   
                              Virgilio rammenta i valorosi soldati dell'olivifera   
                              Mutusca (Ereti manus omnis oliviferaeque Mutuscae);   
                              un importante notizia questa sul tipo di colture   
                              praticate a Trebula, che possiamo immaginare come   
                              paesaggio agrario dominato dagli oliveti, presi   
                              dal poeta latino a simbolo dell'ager trebulanus.   
                              Le testimonianze archeologiche di questo   
                              interessante sito sono conservate nel Museo   
                              Archeologico Comunale.   
                              Agli albori del X sec. sulle rovine del   
                              preesistente insediamento romano Trebula Mutuesca,   
                              sorse il borgo di Monteleone. Fu fin da subito   
                              amministrato dall’Abbazia di Farfa, per passare   
                              poi sotto il dominio dei Brancaleoni. Forse   
                              proprio a questa famiglia si deve il termine leone   
                              inserito nel nome, o come sostengono alcuni alle   
                              varie statue leonine sparse nella zona, tra cui le   
                              due poste all’ingresso del paese. Il termine   
                              Monteleone viene però usato nei documenti   
                              soltanto nella seconda metà del XIII sec.: in un   
                              registro delle chiese della diocesi reatina, si   
                              menziona la chiesa di S. Nicola, sempre di   
                              proprietà dell’Abbazia. La vita socio-economica   
                              e la struttura urbanistica di questo borgo si   
                              svilupparono proprio agli albori del XIII sec.,   
                              come si può facilmente rileggere nella sua   
                              caratteristica forma urbana a spina di pesce,   
                              tipica degli abitati sorti di questo secolo. Dopo   
                              il dominio dei Brancaleoni, venne acquistato dalla   
                              famiglia baronale Cesarini, e successivamente passò   
                              dagli Orsini, fino al 1604, anno in cui morì,   
                              senza eredi, l’ultimo degli Orsini, dando così   
                              alla Santa Seda la possibilità di incamerare il   
                              paese nei propri beni.   
                              Poco distante del centro abitato, si trova   
                              l’importante chiesa dedicata a S. Vittoria. La   
                              tradizione vuole che la santa, nobildonna romana,   
                              si rifiutasse di sposare un patrizio romano, per   
                              donarsi completamente a Dio. A causa di questo   
                              rifiuto venne esiliata a Trebula Mutuesca, e lì   
                              venne martirizzata. La chiesa fu costruita intorno   
                              ai primi anni del 1100, sul luogo del martirio   
                              della Santa, il cui corpo è custodito   
                              all’interno della chiesa in un antichissimo   
                              sarcofago. Sotto la chiesa si trovano le   
                              catacombe, che ancora oggi è possibile visitare.   
                              La facciata è caratterizzata dalle classiche   
                              forme dell’architettura romanica, ai lati del   
                              portale si aprono simmetricamente quattro   
                              finestre, due delle quali a sesto acuto, decorate   
                              con cornici a motivi floreali; al centro, in asse   
                              con il bellissimo portale in pietra si trova il   
                              rosone circolare, sormontato da una fila di   
                              archetti pensili, sui cui poggia il timpano   
                              triangolare. La facciata è arricchita inoltre con   
                              resti di bassorilievi provenienti dalla zona, tra   
                              cui uno molto particolare, raffigurante un leone.   
                              Il campanile è composto da due file di bifore, ed   
                              ha le sue fondamenta su una costruzione voltata,   
                              che molto probabilmente apparteneva ad un tempio   
                              romano. 
                              L’interno della chiesa è a tre navate; nel   
                              mezzo della navata principale, le cui colonne sono   
                              senz’altro materiale di risulta, sorge un pozzo   
                              con vera rettangolare, le cui acque miracolose,   
                              cominciarono a sgorgare subito dopo il martirio di   
                              Santa Vittoria.           
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