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Dieci anni per i restauri
Monsignor Tiziano Ghirelli (Beni ecclesiastici): «Tanti i danni, non solo alle chiese»


«Per restaurare i danni alle chiese provocati dal terremoto ci vorranno anni. Cinque, forse addirittura dieci». La lugubre previsione è di monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’ufficio per i Beni culturali ecclesiastici di Reggio, impegnato fin da domenica nei sopralluoghi per cercare di stabilire e quantificare le lesioni subite dagli edifici sacri. E almeno per altre due settimane, aiutato dal suo segretario Fernando Miele, non si fermerà. «Ci sono tanti “malati” – dice monsignor Ghirelli, riferendosi ai luoghi di culto – e oltre alle chiese dobbiamo pensare agli oratori parrocchiali e alle torri dei campanili». Ad assisterli ci saranno ingegneri e architetti, oltre ai consulenti per i beni ecclesiastici, perché il compito si annuncia davvero arduo.
LE CHIESE DANNEGGIATE. Le chiese chiuse a causa dei danni più o meno gravi subiti sono la parrocchiale di Luzzara, quella di Reggiolo, la parrocchiale di San Martino in Rio e la chiesa di Santa Maria a Correggio, che era già stata danneggiata dal sisma di qualche mese fa. Problemi anche a Gualtieri, Santa Vittoria, Guastalla, San Rocco, San Girolamo, Caprara di Campegine, Vezzano e Casalgrande. «Le situazioni più critiche – spiega monsignor Ghirelli – sono a Reggiolo: oltre alla chiesa parrocchiale ci sono stati danni consistenti alla chiesa di Brugneto e in quella della Madonna di Lourdes, in cui la lanterna della cupola ha ruotato su se stessa».
E pure Reggio, apparentemente uscita indenne dal terremoto, potrebbe rivelare sgradite sorprese: saranno da valutare attentamente la Cattedrale, San Pietro, San Prospero, San Giovannino, Santa Teresa, San Filippo, San Domenico, Santo Stefano, Ospizio e Marmirolo. «Saranno tutte ispezionate a breve, ma qualche danno ce lo aspettiamo, soprattutto per quanto riguarda gli affreschi», aggiunge il prelato.

GLI INTERVENTI. Cedimenti non particolarmente gravi, come nel Mantovano, nel Modenese e nel Ferrarese, ma comunque sufficientemente rilevanti per destare preoccupazione. «I più frequenti – prosegue monsignor Ghirelli – riguardano gli strati di intonaco, le fessurazioni di pareti e volte, i crolli parziali di tetti e i distacchi parziali di stucchi e capitelli». Impossibile, per ora, valutare l’impatto economico che il sisma ha avuto sui beni architettonici ecclesiastici, né quanto sarà necessario per tutte le opere di restauro. «Ci stiamo muovendo in sinergia con la Soprintendenza dei beni archeologici di Bologna e con quella per i beni storico-artistici di Modena, coadiuvate dal Genio civile, dalla Protezione civile, dalla Prefettura, dal nucleo tutela del patrimonio artistico dei carabinieri e dai vigili del fuoco. E non dimentichiamo che gli interventi prevedono anche la rimozione degli arredi».
OPERE D’ARTE A RISCHIO. A rischio, infatti, non ci sono solo le strutture architettoniche, ma pure i beni mobili. Opere d’arte come suppellettili in legno e dipinti su tela potrebbero richiedere un restauro o dover essere rimosse dalla loro collocazione originaria. Un lavoro che coinvolgerà diverse figure professionali: «Restauratori, anzitutto, con diverse specializzazioni. Servono quelli che si occupino delle strutture architettoniche e quelli per le opere d’arte. Ma dovremo avvalerci anche dell’apporto di ingegneri strutturisti, architetti esperti in restauri di edifici antichi, geologi, restauratori di superfici murarie e del legno». Eppure monsignor Ghirelli non cede allo sconforto e manifesta un po’ di ottimismo: «Vedo una grande sensibilità da parte di tutti i soggetti competenti, convogliano le forze per la custodia e la valorizzazione di beni che devono essere considerati di tutti. Sono fiducioso, ma la situazione è difficile: tempi di recupero e investimenti economici richiederanno un grosso sforzo».
DI DARIO GIORDO da Gazzetta di Reggio online
 

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