La Tabula Peutingeriana
La
Tabula Peutingeriana appartiene al
genere degli itineraria picta e
rappresenta il più importante monumento cartografico dell'antichità. Scoperta
alla fine del XV secolo dall'umanista viennese Konrad Celtes in una biblioteca
di Worms e da lui rimessa nelle mani di Konrad Peutinger, un antiquario di
Augusta (dal quale la Tabula deriva il
suo nome), la carta è attualmente è conservata presso la Biblioteca Nazionale
di Vienna. È dipinta su pergamena ed era originariamente divisa in 12 segmenti,
il primo dei quali è andato perduto; l'unione dei fogli costituirebbe un rotolo
lungo poco meno di 7 metri e alto 34 cm. Quanto alla sua datazione, la critica
più recente è concorde nel ritenere che si tratti di una copia medievale di
una carta originale dell'età romana imperiale.
Realizzata per scopi pratici, la Tabula
conteneva una grande quantità di informazioni utili a chi viaggiava: circa
100.000 km di strade tracciate, 3.000 indicazioni di luoghi, disegni relativi
alla morfologia del territorio e alla popolazione, oltre a numerose
raffigurazioni allegoriche. A causa del formato, il disegno cartografico procede
da sinistra a destra e pone l'est in alto, rappresentando l'ecumene secondo un
forte sviluppo longitudinale, che lascia poco spazio ai valori della latitudine
(rapporto 21:1 circa). I singoli oggetti geografici, perciò, vi appaiono
stranamente disposti lungo un asse idealmente orizzontale, causando inattesi
effetti di collocazione e grave distorsione di molti dei luoghi rappresentati.
Per citare un solo esempio, Roma e Cartagine si fronteggiano, separate dalla
sottile striscia del Tirreno. È probabile che ciò sia stato determinato da
ragioni di carattere pratico: l'autore, preoccupato soprattutto di segnare le
strade rispettando i rapporti tra le varie distanze, considerò il resto come
accessorio, così da sviluppare solo la linea est-ovest e da ripiegare su di
essa coste, corsi di fiumi e le strade che seguivano altre direzioni. Questa
tecnica, che forse doveva rappresentare un tipo cartografico regolato da norme,
lasciava infatti integri gli elementi itinerari riguardanti il cursus
publicus dei Romani, che il documento si proponeva di rappresentare.
Nella
Tabula è raffigurato l'intero mondo
conosciuto dagli antichi con i tre continenti Europa, Asia e Africa separati tra
loro dai tradizionali confini del Mediterraneo, del Tanais (Don), del Nilo e
circondati dal grande Oceano, che si sviluppa continuo ai margini della carta.
Perduto il primo segmento, che doveva raffigurare le Colonne d'Ercole, l'Irlanda
(Hibernia) e la mitica isola di Thule, il disegno cartografico si svolge dai
luoghi più orientali della Britannia e della Spagna fino all'India e alla Cina.
A occidente le Colonne d'Ercole segnavano la fine dell'ecumene, a oriente due
aree, accompagnate dalla legenda Hic Alexander Responsum accepit. Usque
quo Alexander? ("Qui
Alessandro ricevette il responso: fin dove, o Alessandro?"), più che
richiamare il ricordo di un'impresa, volevano indicare il limite ultimo della
Terra. Ritroviamo sulla Tabula anche
le terre del settentrione europeo e asiatico e dell'Africa centrale, dove
avevano sede i feroci Sarmati e i misteriosi Etiopi e dove la mancanza di vie di
comunicazione, e quindi di rapporti con il mondo civile, giustificavano la
supposta presenza di popoli leggendari e fantastici.
L'Italia si sviluppa per cinque segmenti (pari a 2,10 metri), con
una ricchezza di informazioni geografiche ben superiore a ogni altro luogo, in
modo da creare un'evidente sproporzione di rapporto rispetto ai restanti
territori. Nei particolari, notiamo l'Adriatico raffigurato come una sottile
striscia allungata; l'articolazione della penisola istriana distintamente
individuata nelle linee generali, cosa che non sarà consueta neppure nelle
carte del Cinquecento; l'assenza dell'apparato deltizio del Po, che doveva
cominciare a formarsi solo più tardi, nei secoli XV e XVI; la mancanza del
promontorio del Gargano, forse perché non c'erano diramazioni stradali
importanti che vi penetrassero. Ma, come si è detto, lo scopo principale della Tabula
era di carattere itinerario. Le strade sono tracciate in rosso, con segmenti
uniti tra loro da brevi angoli o gomiti, vicino ai quali compaiono i nomi delle
località toccate; ogni segmento indica, perciò, una frazione dell'intero
percorso. Le distanze sono espresse in miglia, con numeri romani. I diversi
percorsi stradali trovano il loro centro d'incontro e di diramazione nelle città
principali: oltre a Roma, Costantinopoli e Antiochia, Ravenna e le quattro città
orientali di Tessalonica, Nicea, Nicomedia e Ancyra.
Venendo ad una descrizione più
dettagliata della Tabula, rileviamo l’uso di ben precisi colori per indicare i
vari elementi fisici; in giallo la terra, in nero i suoi contorni e la maggior
parte delle iscrizioni, in rosso il tracciato delle strade statali (cursus
publicus), in verde i mari i laghi e i fiumi, in grigio giallo e rosa le
montagne e di “ideogrammi” o “vignette” che segnalano non solo la
presenza di centri abitati più o meno importanti, ma soprattutto dei punti di
snodo viario dai quali partivano strade secondarie non indicate sulla carta
oltre ai centri di sosta per il cambio dei cavalli.
All’interno
delle varie tipologie in cui è stato possibile classificare i simboli grafici
presenti sulla carta si possono notare delle lievi varianti operate su schemi
fissi. Esse non rispondono ad una volontà di rappresentazione “realistica”
del paesaggio, ma servono semplicemente a conferire vivacità ad una
rappresentazione altrimenti monotona.
da: http://www.latinitas.altervista.org/doc/strade03.doc
SALARIA percorso da San Benedetto a Roma