Su specifico incarico di ricerca e di studio
ho approfondito l’indagine su di un dipinto
conservato in un caveau bancario in Svizzera e
così denominato: “Lucrezia Crivelli”.
Nel 1495 Ludovico Sforza, detto il Moro,
granduca di Milano, commissionò a Leonardo di
dipingere «L'Ultima Cena» e il «Ritratto
di Lucrezia Crivelli» che era succeduta
come amante a Cecilia Gallerani, il cui
ritratto noto come «Dama con l'ermellino»
fu dipinto da Leonardo intorno al 1489-1490,
subito dopo che Il Moro era stato insignito
dell'alta onorificenza dell'«Ordine
dell'Ermellino» dal re di Napoli. Nel suo
ritratto, Gallerani tiene in grembo un
ermellino (Leonardo usò spesso tale simbolismo
nel suo lavoro).
Intorno al 1495 Cecilia sposò il conte
Bergamini e Lucrezia divenne la nuova favorita
del Moro da cui le venne commissionato il
ritratto con il simbolo del «crivello» (da cui
la crusca non cade perché tiene unita, a
differenza della farina che tende a
disgregarsi. Un disegno preparatorio del
setaccio si trova nel suo famoso taccuino
conservato a Parigi e il motto recita «Non
cado perché resto unita» concetto del tema
dell'unione.
In Lombardia il setaccio si chiama anche
Crivello e il Cognome di Lucrezia era
Crivelli.
Nel luglio del 1497, sei mesi dopo la morte
della moglie di parto, quando «L'Ultima
Cena» era appena terminata, la vita di
Ludovico il Moro fu devastata e disposto a
cedere alla sua concubina la proprietà del
Lago di Como e Maggiore e influenzò la sua
superstizione di un'unione triste, raffigurata
anche nel simbolo dell'angolo superiore
sinistro del ritratto. Lo schizzo rappresenta
un innesto al contrario, ramo dopo ramo, che
non tiene ed è destinato a sfaldarsi,
allusione alla separazione da Lucrezia
Crivelli e dallo Sforza. Nel 1497 Leonardo
sostituì il precedente simbolo del crivello
con questo. Alla fine, Lucrezia si trasferì
nella sua proprietà sul lago di Como con il
suo ritratto.
Il dipinto descritto quale “Ritratto di
Donna in Profilo - Ritratto di Lucrezia
Crivelli”, opera eseguita dal Maestro
Leonardo da Vinci, è stato oggetto nel tempo
di analisi e perizie da parte dei massimi
esperti a livello internazionale o anche
planetario, come, in particolare, il Prof.
Carlo Pedretti, che in più occasioni, in oltre
trent'anni, ha avuto modo di affermare e
confermare l’autenticità del dipinto.
Le misure del dipinto, realizzato su carta
pergamenata riportata su tavola lignea, sono
di cm. 34,7 X 54,1, anche se indicate /
pubblicate, con usuale arrotondamento, pure
museale, in cm. 35 x 55.
Il dipinto, per conto del proprietario, è
depositato in Svizzera.
Sulla proprietà del dipinto, sulle corrette
dimensioni, sul vincolo e sul deposito viene
fornita attestazione notarile, recante anche
apostilla ai sensi della Convenzione dell'Aja
e, pertanto, utilizzabile a livello
internazionale.
Riportiamo di seguito, distinguendo in singoli
punti e per singoli allegati a questa
relazione, le notizie principali sull'opera
d'arte.
1)
Il primo esperto a certificare che il
dipinto in questione è attribuibile a Leonardo
da Vinci fu il Prof. Adolfo Venturi in data
19/05/1933.
Si precisa che Adolfo Venturi (Modena, 4
settembre 1856 – Santa Margherita Ligure, 10
giugno 1941) è stato uno storico dell'arte e
accademico italiano. Può essere considerato il
fondatore della disciplina storico-artistica a
livello universitario in Italia, nonché
esperto di Leonardo fra i massimi a livello
mondiale della prima metà del secolo scorso.
Si sottolinea che, valutando sulla base di
reperto radiografico, attribuì il dipinto in
epigrafe "senza alcun dubbio" a Leonardo.
2)
Più tardi, con perizia asseverata
presso il Tribunale di Milano (all'epoca
Pretura di Milano) in data 19/01/1952, ad
attribuire l'opera d'arte che ci occupa a
Leonardo da Vinci fu il Prof. Ugo Ferrero, già
Direttore dell’importantissima (a livello non
solo nazionale) Accademia di Brera, riportando
fra l'altro integralmente nella sua perizia
(fra virgolette) quella del Prof. Adolfo
Venturi. Quale ulteriore e significativo
apporto storico / documentale uniamo pure la
reperita prima pagina originale della perizia
del Prof. Adolfo Venturi, redatta su carta
intestata “Senato del Regno”.
3)
L’opera venne studiata e periziata in
più occasioni dal Prof. Carlo Pedretti
(Casalecchio di Reno 6/01/1928 – Lamporecchio
5/01/2018), riconosciuto a livello mondiale
massimo esperto di Leonardo, oltre che fra i
massimi del Rinascimento Italiano. Si
sottolinea che il Prof. Pedretti è stato per
molti anni titolare della Cattedra di “Studi
Vinciani” presso la California University -
Los Angeles, nonché Direttore della Fondazione
Hammer – statunitense- per gli studi sullo
stesso genio mondiale da Vinci.
La prima attribuzione del "Ritratto di donna
in profilo" a Leonardo da Vinci da parte del
Prof. Carlo Pedretti si ebbe a cavallo fra gli
anni 1983 / 1984, allorquando analisi chimiche
effettuate dalla Dott.ssa Pinin Barcilon
Brambilla (già restauratrice de "L'ultima
cena"), su incarico dello stesso Prof.
Pedretti, portarono alla scoperta che i
pigmenti di colore del "Ritratto di donna in
profilo" sono comuni a quelli del testè citato
celeberrimo affresco. Di tanto è data
attestazione anche in diverse pubblicazioni di
carattere storico / scientifico: una per
tutte, a mero titolo d'esempio, il volume
intitolato "Fra Rinascimento, Manierismo e
Realtà", edizioni Giunti - Barbera 1984,
pag. 17 e segg., oltre che anche nella parte
finale di tale pubblicazione scientifica.
Ciò evidenziò:
a) la certezza dell'attribuzione del dipinto a
Leonardo, che utilizzò, per l'affresco e
contemporaneamente per il dipinto che ci
occupa, "colori" di sua invenzione /
elaborazione, tenuti segreti, ovvero anche
senza mai avvalersi di suoi allievi per
l'esecuzione dell'affresco;
b)
il fatto che, in conseguenza di quanto sub a),
l'opera è da ritenersi attribuibile
esclusivamente a Leonardo da Vinci;
Ad ulteriore supporto documentale
dell'attribuzione del dipinto che ci occupa a
Leonardo da Vinci sussistono varie lettere
peritali del prof. Carlo Pedretti: ne
alleghiamo 3, particolarmente significative,
rispettivamente redatte negli anni 2006, e, in
copia autentica, negli anni
2010 e 2014.
4)
Si precisa che l’opera d'arte in
argomento è stata finora esposta soltanto una
volta. La mostra in questione, universale per
le opere di Leonardo da Vinci, fu tenuta a
Speyer (Germania) nel 1995 e al “Ritratto di
donna in profilo” , ritratto di Lucrezia
Crivelli, fu dato enorme risalto dalla stampa,
anche non specializzata, risalto enormemente
maggiore rispetto agli spazi (anche in senso
"fisico") riservati a tutte le altre opere di
Leonardo ("Gioconda" compresa, che ottenne
circa 25 citazioni) : ben 120 risultano gli
articoli che la trattarono, per i quali
alleghiamo, a titolo esemplificativo, la prima
pagina assoluta nazionale del tedesco “Die
Welt” e articolo di grande rilievo storico /
scientifico dello studioso Pier Paolo Mendogni
(recentemente scomparso),
pubblicato in data 4/8/1995 in prima
pagina "Cultura" della Gazzetta di Parma.
Invitiamo alla attenta lettura di
quest'ultimo, ben illustrativo dell'opera, dei
suoi principali riferimenti storici e di
dettagli storico / tecnici attestanti la
paternità di Leonardo.
Il Prof. Carlo Pedretti anche per quella
specifica occasione predispose relazione,
quale scheda da inserire nel catalogo della
mostra, nella quale confermò, fra l'altro,
l’autenticità dell’opera. Ne alleghiamo sub 8
l'originale versione in lingua inglese, che
poi, ai fini del catalogo, fu tradotta in
lingua tedesca.
Alla mostra di Speyer parteciparono tutti i
più grandi studiosi d'arte e i giornalisti più
accreditati dell'epoca, a disposizione dei
quali furono anche riservate giornate di
lavoro per il più accurato esame di tutta la
documentazione concernente le opere esposte:
nessuna critica o benché minima riserva fu
espressa sul “Ritratto di donna in profilo”,
ritratto di Lucrezia Crivelli, da tanti
significativamente definita “The Lady of
Speyer”.
Sul Ritratto di donna in profilo si espresse
pure del tutto positivamente in pubblicazioni
anche da lei curate (ad esempio nel Catalogue
Exhibition Speyer, The Speyer Lady) Nathalie
Guttmann.
5)
Fu invece il Prof. Martino Oberto,
studioso e restauratore anch'egli di fama
internazionale (anche negli U.S.A.), ad
occuparsi della relazione radiografica
dell’opera su richiesta del Prof. Carlo
Pedretti, evidenziando, fra l'altro, l’impiego
della “graticolatura”.
Lo stesso Prof. Oberto eseguì poi la
scrostatura della ridipintura effettuata (come
in tanti altri casi) per la salvaguardia del
dipinto (all. 11 e 11 bis, recante autentica
notarile) e, nel marzo 1995, certificò
l’ottima condizione conservativa dell’opera in
vista della Mostra di Speyer.
6) In voluminosa relazione scientifica
effettuata in base a nuovi accertamenti
spettrografici eseguiti in data 17/02/2020
dalla DIAR di Modena -accreditata, fra gli
altri, presso il Ministero dei Beni Culturali
della Repubblica italiana e presso
l'Università di Modena e Reggio Emilia- sono
emerse alcune indicazioni di particolare
rilievo, fra le quali, in particolare,
evidenziamo quanto segue:
6.1) Caratteristiche e datazione dell'opera.
La craquelure originaria emersa dopo la
pulitura sulla fronte e sulla guancia è
caratterizzata da cretto fine e fitto, che è
tipico delle pitture italiane a cavallo del XV
e XVI secolo e lascia propendere come tecnica
pittorica all'uso della tempera grassa.
Le caratteristiche del cretto formatosi sulla
carta pergamenata escludono la possibilità di
un cretto "giovane" o artefatto.
6.2) Comparazioni con altre opere di Leonardo.
È possibile affiancare la pittura oggetto di
studio con la tecnica esecutiva del Cenacolo
vinciano, dove si riscontra lo stesso
procedimento pittorico anche nell'uso della
tempera grassa.
Pigmenti a base rameica (sia verde che
azzurro) sono ampiamente usati nella Monna
Lisa e nella Sant'Anna oggi al Louvre. Appare
comunque chiaro che la base di esecuzione
tecnica è comune per le opere analizzate.
Il disegno base della pittura che ci occupa
può essere facilmente confrontato con uno
studio di donna in profilo, disegno/studio
facente parte della collezione Windsor.
6.3) Il simbolo / firma nella parte superiore
del dipinto.
Il disegno del simbolo che appare nel lato
superiore può essere confrontato con uno
schizzo del maestro da Vinci che appare in suo
taccuino di studi conservato in Francia.
6.4) I supporti scientifici e le perizie già
in precedenza acquisiti trovano ulteriori
positive conferme in questi nuovi accertamenti
eseguiti con quanto di meglio nella tecnologia
fotografica/scientifica oggi esistente.
7. Il dipinto che ci occupa è in Svizzera da
epoca antecedente al 1939; sullo stesso non
sussistono vincoli in favore dello Stato
italiano, come da dichiarazione in data
19.01.1988 del Ministero dei Beni Culturali ed
Ambientali e da lettera (recante autentica)
del prof. Carlo Pedretti in data 02/01/1988.
Si precisa comunque che l'opera d'arte è stata
oggetto di dichiarazione alle autorità fiscali
italiane (cd. “Voluntary”) nel 2015.
Per la trascrizione delle fonti si rispetta normalmente
l'ortografia dei testi, con le seguenti
avvertenze dettate dalla scienza vigente: a)
la punteggiatura è normalizzata; b)
normalizzati sono altresì tutti i fenomeni
dovuti a scriptio continua; c) la/ e la
y sono rese i; d) si distingue la v e la u; e)
le maiuscole sono riservate ai nomi propri ed
ai casi in cui le richieda l'ortografia
moderna; f) le abbreviazione sono state
sciolte - ad eccezione di etc. (et cetera)
- senza ricorrere all'uso delle parentesi
tonde; g) le parentesi quadre [ ] indicano
integrazione; h) la barra obliqua / significa
la fine della linea di scrittura; i) la sigla
ST sta per signum tabellionis; 1) ogni
documento è preceduto dalla data cronica e
topica e da un brevissimo regesto che riassume
l'argomento del testo latino o volgare che
segue.
La mia conclusione è che l’opera è di mano di
Leonardo da Vinci e può essere datata 1497.
Inoltre, personalmente mi è stato notificato:
The Art Loss Register, 22nd March 2023 ALR Ref.
S00227732
Profile of young woman - "Lucrezia Crivelli"
We certify that this item has not, to the best of our
knowledge, been registered as stolen or
missing on our database nor has a claimant
reported this item to us as a loss between
1933 and 1945. It should, however, be noted
that: not every loss or theft is reported to
us, but our database includes Interpol and
other Police losses which have been
circulated; our database does not contain
information on illegally exported or excavated
artefacts unless they have been reported to
us; and we do not have details of all items
confiscated, looted or subjected to a forced
seizure or forced sale between 1933 and 1945.
Julian Radcliffe
Chairman, The Art Loss Register